L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è uno strumento psicoterapeutico introdotto nel 1987 dalla psicologa americana Francine Shapiro. La terapia EMDR è riconosciuta come uno dei metodi evidence-based per la terapia del trauma (APA, 2002), anche nel trattamento di bambini e adolescenti, ed è ormai noto il suo contributo in ambito scientifico e accademico. Numerosi studi hanno dimostrato che a partire dalle 3-6 sedute si osserva una prima remissione significativa dei sintomi.
L’EMDR considera la sintomatologia come il risultato di eventi traumatici non elaborati. Il fondamento teorico dell’EMDR è il modello AIP (Adaptive Information Processing), ovvero la presenza di un sistema innato fisiologicamente orientato ad assimilare le nuove esperienze all’interno di reti mnemoniche già presenti. Lo scopo dell’EMDR è consentire all’individuo di elaborare correttamente il trauma e il suo ricordo, favorendone l’integrazione.
Come funziona l’EMDR?
La terapia EMDR agisce a livello neurofisiologico, attraverso un processo simile a quello che avviene nel sonno REM. Consiste nella stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali (tramite movimenti oculari o altre forme di stimolazione, come il tapping su mani e ginocchia), che presiedono alle funzioni cognitive (emisfero destro) ed emotive (emisfero sinistro), mentre il paziente si focalizza sull’esperienza traumatica.
Questo favorisce una migliore “comunicazione” tra gli emisferi, consentendo l’elaborazione di informazioni precedentemente non elaborate e portando, quindi, alla risoluzione delle esperienze traumatiche.
A cosa serve l’EMDR?
L’EMDR facilita il trattamento di difficoltà e disturbi derivanti da esperienze traumatiche, come:
- Esperienze di vita comuni emotivamente stressanti (come conflitti coniugali, lutti, difficoltà sul posto di lavoro, malattie croniche…);
- Grandi traumi (chiamati traumi “con la T maiuscola”), ossia eventi che minacciano gravemente l’integrità fisica di sé stessi o delle persone intorno (come terremoti, catastrofi naturali, incidenti…);
- Piccoli traumi (chiamati traumi “con la t minuscola”), ossia esperienze che potrebbero apparire oggettivamente poco rilevanti, ma che possono assumere un peso importante, soprattutto se ripetute nel tempo o subite in momenti di particolare vulnerabilità nell’infanzia (come i traumi dell’attaccamento nell’infanzia).
Grazie alla terapia EMDR e alla relazione con il terapeuta, il paziente può rivivere l’evento traumatico in sicurezza, riuscendo, così, ad abbassare la carica emotiva del ricordo e cambiare la prospettiva cognitiva e narrativa, fino a ricollocare l’evento nel passato ed integrarlo nella propria esperienza di vita in modo non più doloroso ed intollerabile.