I DSA sono disordini neuroevolutivi che comprendono difficoltà di varie abilità scolastiche come lettura, scrittura, calcolo. I bambini con DSA presentano uno sviluppo intellettivo nella norma, con un disequilibrio nella resa scolastica di una specifica abilità.
Quali sono i DSA?
I DSA sono tre ovvero: dislessia (difficoltà nel campo della lettura), disortografia (difficoltà in ambito ortografico) e discalculia (difficoltà nel sistema del calcolo).
Parlando di DSA, non intendiamo disturbi determinati da disabilità intellettiva, da danno neurologico o da reale carenza scolastica (per esempio, legata all’ambiente culturale di provenienza). Allo stesso tempo, è importante, comunque, considerare eventuali problematiche relative all’apprendimento che la pandemia da Covid-19 ha determinato.
Correlate ai DSA è, inoltre, possibile che il bambino presenti problematiche relative all’autoregolazione del comportamento, alla percezione e all’interazione sociale, all’autostima e al senso di autoefficacia. È comunque importante ricordare che questi aspetti non costituiscono direttamente il Disturbo Specifico dell’Apprendimento, ma sono problematiche associate e/o una sorta di “conseguenza appresa”.
Quando si presentano queste difficoltà?
Tendenzialmente si possono osservare durante i primi anni scolastici. È, infatti, possibile effettuare diagnosi di dislessia e/o disortografia alla fine del secondo anno della scuola primaria. Per quanto riguarda la discalculia, è possibile effettuare diagnosi solo alla fine del terzo anno della scuola primaria.
Le difficoltà devono essere presenti per almeno 6 mesi e riguardare, nello specifico, la lettura (scorretta o lenta), la comprensione del testo, le abilità ortografiche, l’espressione scritta, la difficoltà nel senso dei numeri e/o nel ragionamento matematico.
Come avviene la diagnosi?
La diagnosi di DSA prevede un colloquio anamnestico con i genitori e la somministrazione di strumenti psicodiagnostici (intelligenza e test specifici) standardizzati. Le difficoltà, infatti, non devono essere “solo” percepite, ma anche valutate attraverso l’utilizzo di test standardizzati che analizzano in maniera quantitativa le abilità accademiche del bambino, in relazione ad una popolazione di riferimento della stessa età, intelligenza e sesso.
E’ importante, inoltre, effettuare una visita Neuropsichiatrica Infantile.
Questa valutazione specifica può essere svolta tramite la propria ASL di appartenenza, oppure privatamente presso Psicologi o Neuropsicologi specializzati in psicodiagnostica. Tale modalità permette di presentarsi presso l’ASL territoriale con i documenti necessari per iniziare il processo ed ottenere tempestivamente la certificazione di DSA.
Perché è estremamente utile una diagnosi precoce?
Ricevere una diagnosi tempestiva permette di intervenire altrettanto velocemente con sostegno e riabilitazione cognitiva. E’ necessario, infatti, ricordare che i DSA tendono ad aggravarsi nel tempo per via del collegamento intrinseco tra i vari apprendimenti.
Inoltre, l’intervento specifico riduce il rischio di insorgenza di aspetti psicopatologici associati, come ansia, depressione e bassa autostima.
Ovviamente è importante sottolineare che ogni bambino è diverso, ognuno ha i propri tempi per apprendere. Non è produttivo né auspicabile opprimere il bambino di aspettative prestazionali.
Cosa succede dopo la diagnosi?
A seguito di una certificazione di DSA, si instaurerà un rapporto collaborativo tra scuola, casa e operatori di cura.
Per quanto riguarda la scuola, la legge 170/2010 non prevede risorse o insegnanti specifici per il sostegno ai bambini con DSA. Sarà, quindi, necessario che il personale docente sia informato della diagnosi per affiancare all’alunno strumenti compensative e/o dispensativi, che gli permettano di svolgere le attività scolastiche supportando le abilità e i punti di debolezza.
Nello specifico, gli strumenti compensativi sono quelli che bilanciano il deficit aiutando nello svolgimento del singolo compito. Invece, gli strumenti dispensativi esulano dal compimento di un’attività, cercando di non inficiare sull’apprendimento complessivo.
Oltre all’attività in classe, è importante integrare il lavoro con un approccio riabilitativo, che di norma viene svolto da figure specialistiche e qualificate come psicologi e/o Neuropsichiatri. Queste attività hanno come fulcro aiutare il minore ad acquisire o supportare le competenze necessarie per apprendere un’abilità attraverso tecniche specifiche per i tratti caratteristici del bambino.
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