Ti è mai capitato di sentirti demotivato sul luogo di lavoro? Di non provare più entusiasmo per quello che fai? Di non avere più voglia di lavorare?
Il lavoro ti spegne, ti esaurisce e ti sembra di scoppiare. Magari hai notato che tendi ad essere aggressivo, irritato, frustrato, affaticato.
Di cosa può trattarsi?
Il termine “burnout” deriva dall’espressione inglese “to burn out”, che vuol dire “bruciarsi, esaurirsi”. Si tratta di uno stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale. È un fenomeno connesso allo stress lavorativo, che insorge quando non si è più in grado di gestire il carico di lavoro, che diventa troppo. Subentra, così, una sorta di esaurimento cronico.
Partiamo dal capire cos’è lo stress.
Lo stress è una condizione di tensione dell’organismo che emerge a fronte di una serie di sollecitazioni del mondo interno e/o esterno. È ciò che spinge alla ricerca di equilibrio, all’ottimizzazione delle proprie risorse. Ci permette, quindi, di riuscire ad affrontare le situazioni più critiche e ad adattarci.
Facciamo attenzione però! Esiste un limite, infatti, oltre il quale diventa impossibile resistere e lo stress diventa, così, una condizione di tensione perennemente attiva.
Cosa accade quindi? Il dispendio di energie da parte del soggetto è al suo massimo e costantemente presente. Lo stesso stress, che di solito ci aiuta, inizia a diventare disfunzionale. Si viene, così, a creare una condizione di squilibrio tra le nostre risorse (ad esempio, le proprie ambizioni) e le richieste lavorative (ad esempio, il carico di lavoro oppure le modalità organizzative). Inoltre, può emergere un disagio psicologico.
Lo stress disfunzionale legato agli ambienti di lavoro è anche chiamato stress lavoro correlato. In effetti, al lavoro possono presentarsi non poche situazioni di tensione. Facciamo qualche esempio: la mancanza di autonomia decisionale, non avere buoni rapporti con i superiori, una scarsa retribuzione, non avere spazi per la propria crescita personale, le incertezze rispetto alla stabilità del lavoro, avere conflitti con i propri colleghi…
Lo stress, abbiamo detto, è la chiave per affrontare questi problemi e permette all’organismo di reagire. Quando si va oltre il limite, però, e si superano le proprie risorse, lo stress diventa cronico.
Il burnout è, quindi, il risultato di un processo di adattamento del proprio organismo, risultato inefficace a fronteggiare uno stress eccessivo, quello vissuto sul posto di lavoro. A un certo punto si scoppia.
Come si manifesta il burnout?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i sintomi principali della Sindrome del burnout sono tre:
- Sensazione di sfinimento;
- Aumento di distacco mentale e cinismo rispetto al proprio lavoro;
- Calo dell’efficienza lavorativa.
In generale, i sintomi del burnout sono molteplici e riguardano una tendenza alla somatizzazione e allo sviluppo di disturbi comportamentali e dello spettro ansioso – depressivo. L’organismo manda sempre dei segnali di “cedimento”. Si tratta, per esempio, di vuoti di memoria, insonnia, stanchezza, ansia, basso tono dell’umore, insoddisfazione per il proprio lavoro. Fino all’insorgere di disturbi più gravi.
Non è sempre facile accorgersi di questi segnali, ma potrebbe essere che i tuoi cari ti abbiano fatto notare queste cose.
Le conseguenze del burnout possono coinvolgere sia la sfera privata che quella professionale con, ad esempio, un incremento degli infortuni lavorativi, una minore efficacia professionale, l’adozione di uno stile di vita disfunzionale, l’abuso di alcolici o sigarette.
La Sindrome del Burnout può essere curata. I primi passi da compiere sono: riconoscere i sintomi, accettarli e rivolgersi ad uno specialista, per ricevere il giusto supporto.
Inoltre, ognuno di noi può fare qualcosa per prevenire il burnout, in particolar modo riducendo lo stress associato al proprio posto di lavoro. Come? Ad esempio rispettando le proprie ambizioni, adottando uno stile di vita sano, ponendo dei limiti dicendo dei “no” e favorendo l’equilibrio tra la propria vita privata e il lavoro.