Uno degli aspetti che compone il ciclo di vita della maggior parte delle specie è quello della riproduzione. Nell’essere umano è più corretto parlare di sessualità, al fine di poter includere tutta una serie di dinamiche che vanno oltre il solo atto riproduttivo. L’aspetto sessuale della vita di un essere umano è di fatti caratterizzato da fattori psicologici di diverso tipo, legati al singolo individuo o alle relazioni tra gli individui. Fattori sociali e culturali, come le credenze su come ci si aspetta che debba essere vissuta la propria intimità. E ovviamente i fattori biologici che regolano l’effettiva risposta fisiologica. Questi fattori si influenzano reciprocamente tra loro e la risultante è il comportamento sessuale.
Conoscere la complessità della sessualità è essenziale per comprendere il proprio funzionamento sessuale. È fondamentale soprattutto quando si affrontano difficoltà in questo ambito.
Di seguito prenderemo in considerazione alcune tra le principali disfunzioni sessuali maschili. Tenendo a mente che ogni tipo di disfunzione, sia maschile che femminile, può essere definita come un’inibizione della fase appetitiva e/o dei cambiamenti psicofisiologici che caratterizzano il ciclo completo di risposta sessuale (fase del desiderio, eccitamento, orgasmo e risoluzione). La diagnosi di disfunzione sessuale viene fatta quando la condizione non può essere interamente attribuita a fattori organici o ad altro disturbo mentale.
Il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo si manifesta con un’insufficienza o assenza totale del desiderio sessuale e di pensieri o fantasie sessuali. Nel caso del disturbo del desiderio sessuale ipoattivo, non esiste una misurazione oggettiva. È essenziale considerare vari aspetti della vita che possono influenzare il desiderio.
Risulta altresì importante osservare e valutare fattori legati alla coppia. In una relazione stabile, dinamiche come la routine, sentirsi scontati o meno attraenti, la conflittualità possono influenzare il desiderio sessuale. Bisogna, inoltre, tenere conto che il calo del desiderio sessuale non implica sempre una riduzione dell’attività sessuale. È una patologia del sentire, non del fare. Si possono avere rapporti senza desiderio iniziale.
Il disturbo erettile viene definito invece quando si osserva in tutti o quasi tutti (circa il 75% -100%) i rapporti sessuali (in determinate circostanze situazionali o, se generalizzato, in ogni circostanza), e senza che il ritardo sia intenzionale, uno dei seguenti sintomi:
1. Marcata difficoltà di ottenere un’erezione durante l’attività sessuale.
2. Marcata difficoltà nel mantenere l’erezione fino al completamento dell’attività sessuale.
3. Marcata diminuzione della rigidità erettile.
Uno degli aspetti psicologici che maggiormente contribuiscono all’insorgenza di tale disfunzione è l’insieme di stereotipi e credenze associati all’erezione, considerato un simbolo di virilità. Spesso, l’investimento emotivo e cognitivo e l’idea distorta sull’erezione creano un circolo vizioso. Una piccola insicurezza iniziale si alimenta fino a compromettere l’erezione. L’ansia da prestazione o altre preoccupazioni possono causare atteggiamenti di controllo che riducono l’eccitamento interno, diminuendo la funzionalità sessuale e favorendo l’evitamento della sessualità.
Il disturbo erettile può però anche avere delle cause fisiologiche e neuroendocrine rilevabili attraverso delle analisi o visite mediche. Anche i fattori genetici e lo stile di vita, come obesità, mancanza di esercizio fisico, alcol, fumo o glicemia elevata, influenzano la disfunzione erettile. Questi due tipi di fattori hanno come conseguenza comune o un’alterazione dei principali assi ormonali, come quello sessuale o tiroideo, oppure un’alterazione della funzionalità cardiovascolare. Rilevare ed identificare quale siano i fattori coinvolti, se neuroendocrini o cardiovascolari (o entrambi), è necessario per riuscire a formulare l’iter terapeutico migliore. Il quale può ovviamente anche comprendere la presenza di un percorso di psicoterapia, laddove c’è ne fosse necessità.
Verificare la presenza di erezioni spontanee notturne o mattutine, o durante la masturbazione, può aiutare a distinguere le cause organiche da quelle psicologiche della disfunzione erettile.
Per quanto riguarda i disturbi dell’orgasmo maschile si possono osservare: l’eiaculazione ritardata o precoce. L’eiaculazione ritardata è presente quando si riscontra un marcato ritardo nell’eiaculazione o una marcata infrequenza o assenza di eiaculazione. L’eiaculazione precoce è una modalità persistente di eiaculazione entro 1 minuto dalla penetrazione vaginale, prima che l’individuo lo desideri, durante i rapporti sessuali. In entrambi i casi l’individuo deve riportare tale disfunzione in tutti o quasi tutti (circa il 75% -100%) i rapporti sessuali e senza che sia intenzionale.
Diversi sono i parametri di valutazione per la diagnosi di disturbo di eiaculazione precoce nell’uomo: tempo ottimale di durata, soddisfazione della partner, l’assenza di controllo volontario del riflesso orgasmico. La definizione di una norma, anche in questo caso, è piuttosto complessa, se non impossibile poiché legata ad un intreccio di vari fattori. Il criterio di 1 minuto è scelto poiché il 90% degli uomini con eiaculazione precoce riporta effettivamente una durata inferiore a 60 secondi.
Considerando però l’estrema soggettività del piacere sessuale, l’eiaculazione precoce può essere intesa come l’incapacità di avere un rapporto sessuale soddisfacente e di poter controllare e ritardare l’orgasmo. In media, gli uomini raggiungono l’orgasmo dopo 5.4 minuti in rapporti vaginali. Un’erezione sotto il minuto indica una gravità significativa; 1-3 minuti, una zona grigia; 3-4 minuti, si deve tenere come predominante la soggettività.
Si può, inoltre, osservare una distinzione tra l’eiaculazione precoce primaria (“lifelong” o congenita) in cui si osserva tale modalità di eiaculazione sin dal primo rapporto, ed una invece secondaria (acquisita) in cui tale modalità arriva a sostituire, in modo graduale o improvviso, un tempo di eiaculazione in precedenza normale. In entrambi i casi le cause possono essere di diverso tipo (psicologiche, ormonali, neurologiche o andrologiche) e ciò evidenzia la complessità e la variabilità soggettiva di tale disturbo.
La descrizione di queste disfunzioni sessuali maschili fanno emergere la forte interdipendenza ed influenza reciproca di fattori di diversa natura, soggettivi ed oggettivi, evidenziando altresì la necessità di dover osservare ed analizzare ognuna di tali variabili e come esse si intersecano. Il gran numero di evidenze scientifiche permettono ai professionisti adeguatamente formati di districarsi in questa complessità e di provvedere alla strutturazione di un trattamento (farmacologico, psicoterapico, chirurgico) più idoneo per ogni singola persona.