Con l’arrivo dell’estate arriva anche la tanto temuta “prova costume“.
Come se fosse una storia già scritta, ogni primavera finiamo per iniziare a preoccuparci di “superare” quello che è il giudizio di una società che impone degli standard di bellezza. Questi standard, soprattutto nel periodo estivo, ci portano a mettere a confronto il proprio corpo con un corpo reputato “perfetto”.
Che poi… che cos’è la perfezione?
Secondo l’Enciclopedia Treccani, la “perfezione” è uno stato (o una qualità) di ciò che è eccellente, esente da difetti, non suscettibile di miglioramenti. Per molte cose il concetto di perfezione è facilmente applicabile. Ad esempio, un compito in classe senza nessun tipo di errore può essere considerato perfetto.
Ma quando si parla di bellezza, come si potrebbe applicare? Rincorrere questa idea diventa limitante, vincolante e spesso, purtroppo, anche fonte di sofferenza.
Negli corso degli anni gli standard di bellezza sono stati in costante cambiamento.
Prova a pensarci: il canone di bellezza perfetta del Rinascimento era quello di una donna formosa, con i fianchi larghi e il seno abbondante, con una carnagione pallida e un viso candido. Completamente diverso dal concetto di bellezza dei giorni nostri, che prevede un corpo magro, anzi magrissimo, e una pelle dorata.
Alla luce di queste riflessioni, possiamo ancora accostare al concetto di bellezza il termine perfezione?
Se ci pensi… sarebbe un controsenso: la perfezione non è suscettibile di cambiamenti o miglioramenti.
Ogni corpo è bello per quello che è, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.
Questo messaggio, trasmesso anche dalla campagna del 2010 “Body Positivity”, sfida i canoni e i pregiudizi della società sui corpi, considerati tutti ugualmente belli/utili/degni nella loro diversità. La cosa importante è solo amarsi… ed essere gentile con se stessi.
Quest’estate prova a non preoccuparti di superare la prova costume.
Preoccupati solo di coltivare la prova più importante, ovvero quella di volerti bene e amarti per ciò che sei.