Bulimia Nervosa: il senso di vuoto emotivo che si cerca di riempire con il cibo


Il cibo è uno degli elementi alla base della vita della maggior parte degli esseri viventi. Tramite il consumo di cibo l’organismo riesce a ricavare i nutrienti e le energie necessarie per sopravvivere. 

Nell’essere umano, inoltre, il cibo ha anche un valore simbolico, riuscendo ad assolvere funzioni alternative a quella del solo sostentamento. Svariati momenti della nostra quotidianità e della nostra vita sociale implicano il consumo di diversi tipi di alimenti, che possono anche essere ricercati in modo specifico al fine di ottenere un’esperienza gustativa e culinaria particolare. Il rapporto che abbiamo con il cibo può, quindi, condizionare la nostra vita, privata e sociale. 

Allo stesso tempo il rapporto con il cibo è influenzato anche da aspetti psicologici intrinseci ad ognuno di noi. L’essere umano è maggiormente incline a consumare specifici alimenti in funzione dei propri stati emotivi, anche in modo inconsapevole, piuttosto che sulla base di determinati schemi o strategie cognitive più volontarie, come il perseguimento di una dieta.  

La natura multifattoriale del rapporto che l’essere umano ha col cibo rende, così, possibile il manifestarsi di alcune dinamiche che possono diventare disfunzionali. Queste implicano un’alterazione del comportamento alimentare che porta, talvolta, a sviluppare dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Tra i vari DCA, troviamo la Bulimia Nervosa (BN). 

Il quadro clinico della Bulimia Nervosa implica un circolo vizioso in cui si susseguono comportamenti di abbuffata e condotte compensatorie. Le abbuffate consistono nell’ingestione di grosse ed eccessive quantità di cibo, spesso alternando in modo disregolato diversi gusti e sapori. In questo modo, si producono delle sensazioni fisiche di malessere conseguenti ad una eccessiva dilatazione dello stomaco e ad elevati gradi di distress gastrointestinale. A questo stato di malessere fisico si accompagnano una serie di sensazioni psicologiche fortemente negative conseguenti all’abbuffata:  

  1. Senso di perdita di controllo
  2. Senso di colpa e di vergogna, spesso associate all’idea di non essere stati in grado di controllarsi durante l’episodio stesso dell’abbuffata.

Le condotte compensatorie, come l’utilizzo di farmaci lassativi, del vomito autoindotto o di un’eccessiva attività fisica, vengono messe in atto al fine di alleviare le sensazioni negative. Tuttavia, in questa maniera si ottiene il rinforzo ulteriore del circolo di abbuffate-comportamenti compensatori. Infatti, grazie alle condotte compensatorie, la persona prova un senso di controllo e di benessere in grado di mascherare l’intenso malessere sperimentato. Si riduce, di conseguenza, il bisogno di dover correggere il proprio comportamento alimentare. 

Le abbuffate possono basarsi su un iniziale senso di fame fisiologica, a cui poi segue la condotta disregolata. Però, più di frequente tali comportamenti sono innescati e guidati da una fame emotiva, legata non a bisogni fisiologici, ma al proprio stato d’animo. 

Sono molteplici i fattori che concorrono alla formazione e al mantenimento della Bulimia Nervosa. Tra questi, per esempio e più importante, il rapporto insoddisfacente con il proprio corpo che si manifesta con continue preoccupazioni per il peso e la propria forma fisica.

Nonostante la presenza di preoccupazioni e l’uso di condotte compensatorie, la Bulimia Nervosa non implica necessariamente una drastica riduzione del peso. Le conseguenze negative dal punto di vista fisico ed organico possono essere, quindi, solo apparentemente meno invalidanti rispetto al quadro sintomatologico di altri DCA, come l’Anoressia Nervosa. 

Considerando la natura multifattoriale del disturbo e le dinamiche psicologiche sottostanti il circolo di abbuffate-condotte compensatorie, risulta necessario un intervento multidisciplinare che coinvolga, anche e soprattutto, diversi professionisti sanitari. Gli obiettivi dovrebbero includere il favorire un rapporto più sano e positivo con il cibo, con il proprio corpo e il proprio senso di sé. 

Come si inizia a fare questo? 

Con la psicoterapia, si inizia ad apprendere ed implementare l’utilizzo di strategie più funzionali nella gestione dello stress e della propria emotività, e a regolarizzare il comportamento alimentare. 

Risulta prezioso e fondamentale il coinvolgimento della famiglia e delle persone più vicine a chi porta con sé la sofferenza tipica della Bulimia Nervosa. L’obiettivo è costruire un ambiente in cui sia possibile sviluppare le nuove competenze e, soprattutto, supportivo. 


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