Bullismo ed empatia. Far diventare la scuola un fattore protettivo.


Che cos’è il bullismo?

I dati sono sempre più preoccupanti. Numerose ricerche hanno evidenziato che su 3.405 ragazzi e ragazze italiane tra i 14 e i 26 anni, il 47% è vittima di bullismo. Il 37% dichiara di essere bullizzato soprattutto per l’aspetto fisico. Inoltre, 5 giovani su 10 hanno assistito anche a violenze fisiche. 

Questi dati permettono di comprendere quanto sia elevata l’attuale portata del fenomeno del bullismo in Italia. Per bullismo si intende un comportamento aggressivo, agito prevalentemente da bambini e adolescenti. Questa prevaricazione viene messa in atto da soli o in gruppo nei confronti di coetanei considerati “deboli” ed incapaci di difendersi. 

Il bullismo si connota di tre caratteristiche principali: 

  • Asimmetria tra bullo e vittima, la quale appare incapace di difendersi risultando più “debole”; 
  • Persistenza della condotta aggressiva, che viene ripetuta nel tempo;
  • Intenzionalità da parte del bullo di attuare comportamenti di natura fisica, psicologica o verbale con l’intento di procurare un danno o un disagio all’altro.

Come si diventa un bullo?

Sono diversi i fattori che portano i giovani ad adottare comportamenti aggressivi, che diventano poi bullismo. Esistono, così, alcuni fattori di rischio, riconducibili a tre ambiti: individuale, familiare e sociale. Oggi ci focalizziamo sugli ambiti familiare e sociale

I principali fattori di rischio legati alla dimensione familiare possono riguardare: presenza di atteggiamenti aggressivi diffusi, trascuratezza verso ciò che accade quotidianamente ai propri figli, mancata coerenza nelle risposte alle azioni dei figli e lo stile educativo adottato dai genitori. 

Per quanto concerne la dimensione sociale, i possibili fattori di rischio fanno riferimento a: gruppo di amici che sostiene le azioni aggressive del bambino/ragazzo (rinforzando, così, il comportamento stesso), ambiente scolastico dove le differenti modalità degli insegnanti, di gestione degli atti di prevaricazione, possono influenzare il comportamento degli alunni. 

Quali strategie possiamo adottare per contrastare il bullismo? 

Di norma, i bulli mostrano poca empatia nei confronti delle emozioni altrui, fanno fatica a riconoscere sia ciò che le vittime provano, sia ciò che loro stessi provano nelle differenti situazioni. Questo porta a non saper dare un nome alle emozioni, che vengono, così, ridotte alla rabbia e alla frustrazione. Tali emozioni possono favorire l’insorgenza di atti di bullismo. Per questo motivo appare fondamentale l’educazione emotiva e l’allenamento al riconoscimento delle emozioni, proprie ed altrui, sia a livello cognitivo che affettivo.

Oltre che dalla famiglia, tale educazione può, e deve, partire dalla scuola, che deve avere la funzione di fattore protettivo

Lezioni in cui si parla apertamente del tema, delle emozioni e di come funzionano, dell’empatia e delle conseguenze del bullismo possono essere strumenti preziosi per aiutare e supportare i nostri ragazzi. Il bullismo, così come altri temi considerati “caldi”, deve essere argomento di discussione.


Lascia un commento